Un incidente che poteva essere mortale

Un incidente che poteva essere mortale (Salerno, 10 agosto 1976)

La notte del 10/8/76, rientravo a Salerno, proveniente da Palinuro, con la mia auto Lancia Beta 1600 in compagnia di altra persona, il Sig. Enrico Parrilli.
All’improvviso, mentre eravamo in marcia, sbucava dal ciglio della strada un cavallo, scappato da una stalla, lasciata aperta e mi si parava davanti alla macchina. Nel momento dell’urto, pensai, come al solito faccio mattino e sera, al Fondatore Canonico Alfonso Maria Fusco al quale sono devoto e mi raccomando sempre. L’auto al violento urto andò a schiantarsi in un fossato dopo essersi cappottata. Restammo sottosopra nell’auto oltre trenta minuti tra vani tentativi di uscire da un finestrino, il cui vetro era diventato come acciaio. Le grida di aiuto del mio amico si fondevano con le mie che invocavano il Canonico Alfonso Maria Fusco. La benzina cominciava ad uscire dal serbatoio, mentre nel buio si vedevano delle scintille nel motore: quindi pericolo di incendio. Ma ecco ancora un altro miracolo: il mio amico tocca appena con una piccola bottiglia di acqua minerale quel vetro invano forzato con calci e pugni e si infrange come una ricotta. Uscimmo, come talpe, dal rottame, guardandoci stupefatti di come eravamo ancora vivi, mentre l’auto era un groviglio di lamiere. Era il grande miracolo fatto dal Canonico Alfonso Maria Fusco, perchè dell’auto l’unica cosa restata intatta era il cruscotto ove io portavo e porterò la sua sacra immagine. Poco dopo giunsero i carabinieri di Battipaglia, chiamati al telefono da uno studente di una casa vicina al luogo dell’incidente. Questi avvicinatisi al ciglio del fossato, esclamarono: “Poveretti saranno certamente morti”. A quel punto, risposi; “Brigadiere, siamo noi gli occupanti dell’auto capovolta”. Il brigadiere esclamò: “Questo è un grande miracolo! Chi santo avete che vi protegge?” Rispondemmo io e il sig Enrico Parrilli: “il Can. Alfonso M. Fusco di Angri che veneriamo, e ci protegge”.
Salerno, 10-9-1976

Esposito Bonaventura
Enrico Parrilli