voto III

Voti dei Consultori Teologi
Voto III

Nel gennaio 1998 a Mumbwa in Zambia un bambino di quattro anni, Gershom Chizuma, si ricovera in ospedale per l’insorgenza di convulsioni associate a persistente elevato stato febbrile, invano curato con due farmaci antimalarici. Gli esami clinici inducono i curanti a escludere la diagnosi di meningite batterica e a porre diagnosi di malaria cerebrale. Intervengono gravi complicazioni e Gershom entra in coma; le terapie praticate non rispondono e il 2 febbraio la prognosi è sfavorevole a breve scadenza. La mattina dopo il quadro cambia in maniera del tutto repentina e inopinata.

La verità storica dei fatti brevemente evocati risulta accertata nell’inchiesta diocesana svolta a Ndola, dal 3 al 17 marzo 1999 e riconosciuta valida il 24 settembre 1999. Vi sono raccolte otto deposizioni di altrettanti testi: la mamma del bambino, due medici curanti (Muludyang, primario di pediatria; Chikwanda, ostetrico), la caposala di pediatria, tre suore Battistine e Giuseppina Zulu, una signora che in ospedale assiste un orfano e partecipa all’invocazione. Le testimonianze sono tutte di grande valore e affidabili: il primario pediatra per la sua alta professionalità ed esperienza in tema di malattia cerebrale; la mamma del sanato e la signora Zulu per la loro confessione religiosa; la suora Livia Caserio per l’iniziativa dell’invocazione. Oltre alle due perizie ab inspectione, sono pure acquisite la cartella clinica e altre importanti prove documentali.

Con questa base probatoria la valutazione medica della vicenda scorre estremamente spedita e senza alcun intralcio. Le perizie ex officio dei Proff. De Rosa (il quale incorre in errore di date) e Tarani preparano le unanimi Definizioni conclusive, fissate dalla Consulta Medica nella seduta del 20 ottobre 1999 nei termini seguenti
«Diagnosi: Malaria cerebrale infantile, con coma prolungato e stato di male epilettico, con polmonite e setticemia; con grave parassitemia malaria ematica, persistente nonostante le terapie mediche.»
Prognosi: Estremamente riservata quoad valetudinem. Terapia: Idonea e tempestiva, ma non efficace. Modalità di guarigione: Repentina, completa e duratura; scientificamente inspiegabile il quoad modum»(Consulta Medica, Relaz., pp. 4-5).

Il giudizio di inspiegabilità scientifica della guarigione induce a cercare una causa preternaturale. Ex actis et prohatis la causa della guarigione si individua nell’intervento prodigioso propiziato dalla intercessione del Servo di Dio Alfonso Maria Fusco. Il 2 febbraio 1998 suor Livia visita Gershom, sente dalla mamma che non si hanno speranze, va a casa per munirsi d’una immaginetta del Servo di Dio, torna in ospedale e invoca l’intercessione del Fusco e lascia l’immaginetta sotto il cuscino di Gershom (Caserio, Summ., p. 24s). Alla preghiera, oltre alle consorelle di suor Livia, si associano pure la mamma (Chizuma, ivi, p. 20s) e la nonna di Gershom, benchè entrambe avventiste, e la Zulu (ivi, p. 28), appartenente alla Christian Mission in Many Lands.

Tutti i riscontri sono puntuali. Non c’è dubbio alcuno sulla univocità della invocazione. Rispondo perciò affirmative al dubbio proposto, con piena convinzione, salvo meliore iudicio.

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